In molte aziende, quando qualcosa va storto, il messaggio arriva… ma non sempre a chi dovrebbe. Si scrive una mail a tutto il team, si parla “in generale” durante una riunione, si lascia intendere che “qualcuno” ha sbagliato, ma senza mai fare nomi.
Un modo di comunicare apparentemente prudente, rispettoso, che vuole evitare il conflitto diretto. Ma che, in realtà, apre la porta a dinamiche molto più complesse.
🔍 Cos’è la comunicazione indiretta in azienda?
La comunicazione indiretta si verifica quando si evita di nominare apertamente persone o responsabilità. Si parla in termini vaghi, usando formule come:
- “Attenzione a non commettere certi errori…”
- “È importante che tutti rispettino le procedure…”
- “Chi ha avuto a che fare con il documento sa di cosa parliamo…”
Queste frasi nascono spesso da un’intenzione positiva: non mettere in imbarazzo, evitare scontri, preservare i rapporti. Ma nel contesto aziendale, possono avere effetti collaterali importanti.
⚠️ Perché questo stile comunicativo può essere inefficace (o addirittura dannoso)?
- Genera ambiguità
 Nessuno sa esattamente a chi è rivolto il messaggio. Chi ha sbagliato potrebbe non riconoscersi, mentre altri potrebbero sentirsi accusati ingiustamente.
- Crea un clima di sospetto
 Il gruppo inizia a chiedersi: “Di chi si sta parlando?” — si alimentano pettegolezzi e tensioni sotterranee.
- Evita la responsabilità
 Non nominare direttamente chi è coinvolto impedisce un confronto costruttivo e l’assunzione di responsabilità, trasformando il feedback in una frecciatina vaga.
- Ostacola la crescita
 Se il messaggio non è chiaro, chi ha commesso un errore non ha gli strumenti per correggerlo, né per migliorare.
💬 L’alternativa: comunicare in modo diretto, ma rispettoso
Essere diretti non significa essere aggressivi. Al contrario, una comunicazione chiara, rispettosa e orientata alla crescita può:
- Favorire un clima di fiducia.
- Dare a ogni persona l’opportunità di apprendere dai propri errori.
- Evitare malintesi e tensioni inutili.
Un buon esempio di comunicazione efficace può essere:
“Marco, ho notato che nel report di ieri mancavano alcuni dati. Ne possiamo parlare per capire come evitare che succeda di nuovo?”
Qui il messaggio è:
- Diretto, ma non giudicante.
- Orientato alla soluzione, non alla colpa.
- Basato su un’osservazione oggettiva, non su un’etichetta.
👥 Il ruolo della cultura aziendale
Spesso la comunicazione indiretta è un sintomo, non la causa. Deriva da una cultura aziendale in cui:
- L’errore è visto come un fallimento personale.
- Il confronto è evitato per non “rompere gli equilibri”.
- La leadership comunica dall’alto, senza confronto reale.
In questi contesti, promuovere una cultura del feedback è il primo passo. Una cultura in cui l’errore è un’occasione di apprendimento, e in cui parlarsi apertamente è segno di rispetto, non di attacco.
🧠 Lo psicologo in azienda: un alleato della comunicazione
Uno psicologo del lavoro può aiutare a:
- Introdurre strumenti per una comunicazione chiara e assertiva.
- Offrire formazione su feedback, ascolto e gestione del conflitto.
- Facilitare momenti di confronto quando la comunicazione si inceppa.
✅ In conclusione
La comunicazione indiretta sembra, a volte, una via diplomatica. Ma nel lungo periodo rischia di minare la fiducia, aumentare l’ambiguità e bloccare la crescita.
Comunicare con chiarezza, rispetto e responsabilità è un atto di cura — verso la persona, il gruppo e l’organizzazione intera.
 
				