Dalla diagnosi : alla presa in carica della persona .
Negli ultimi anni, l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è stato sempre più riconosciuto non solo come una condizione che colpisce i bambini, ma anche come un disturbo che può persistere o emergere in età adulta. Spesso associato a comportamenti infantili come l’irrequietezza e la difficoltà a concentrarsi a scuola, l’ADHD nell’adulto si manifesta in modo diverso e, proprio per questo, può passare inosservato o essere frainteso.
Molti adulti con ADHD non sanno di averlo fino a quando non ricevono una diagnosi in età avanzata, spesso dopo anni di difficoltà nel lavoro, nelle relazioni o nella gestione della quotidianità. La disorganizzazione cronica, la tendenza a procrastinare, l’incapacità di mantenere la concentrazione o un senso costante di frustrazione possono diventare segnali che, se riconosciuti, aiutano a dare un nome a una condizione che ha radici neurobiologiche ben precise. E proprio perché meno visibile, l’ADHD negli adulti tende a passare inosservato, pur avendo un impatto significativo sulla vita quotidiana e professionale.
In questo articolo approfondiremo le caratteristiche dell’ADHD in età adulta, le modalità di diagnosi, le strategie di gestione e il ruolo fondamentale della consapevolezza personale e sociale. Perché convivere con l’ADHD è possibile – ma il primo passo è riconoscerlo.
Quali sono i punti da prendere in considerazione ADHD.
- L’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disturbo del neuro sviluppo che può manifestarsi già nell’infanzia e perdurare nell’età adulta.
- Colpisce il modo in cui il cervello regola l’attenzione, il comportamento e l’autoregolazione emotiva.
L’attenzione è il processo che permetto di mettere su carta gli stimoli, che può essere influenzata da varie variabili. Esistono diverse forme di attenzione con funzioni e compiti variegati: attenzione selettiva attenzione sostenuta, attenzione divisa, sono compromesse per chi soffre di ADHD.
- Attenzione selettiva: si focalizza su un obiettivo specifico ciò è possibile solo se vengono filtrati gli stimoli disturbanti.
- Attenzione divisa: consente di mantenere il focus dell’attenzione su due stimoli.
- Attenzione sostenuta: è la capacità di mantenere l’attenzione a lungo su un medesimo compito.
- L’iperattività seppur nascosta e meno evidente si può trasformare in irrequietezza interna o scarsa capacità ad attendere, favorendo comportamenti impulsivi, oppure si manifesta : giocherellare con le mani muovere le gambe sul posto , sul posto di lavoro cercare delle scusa per allontanarsi dalla postazione. L’iperattività può essere percepita come fastidiosa e diventa una fonte di problemi relazionali, oltre a contribuire a creare un ‘immagine non positiva. Alcune persone a compensarla con adattamenti: come fare
- L’iperattività determina la difficoltà a bloccare un comportamento (deficit del controllo inibitorio), la risposta di getto senza aspettare la fine della conversazione, si agisce senza prima pensare. Poi abbiamo l’incapacità ad attendere una spiccata ma tendenza ad una gratificazione immediata, ma abbiamo anche l’associazione alla distraibilità ( se non la faccio subito me lo dimentico ). Si è alla ricerca di esperienze nuove, diverse intense tendente alla noia Sensation seeking.
- Disregolazione emotiva scarsa modulazione delle emozioni sia nella parte di riconoscimento che nella fase di scarica. Abbiamo reazioni brusche nervosismo oscillazioni dell’umore.
- I tre principali tipi di ADHD
- Prevalentemente disattento (ex ADD): difficoltà a mantenere l’attenzione, smemoratezza, disorganizzazione.
- Prevalentemente iperattivo-impulsivo: irrequietezza, difficoltà a restare fermi, impulsività.
- Combinato: presenta sintomi sia dell’inattenzione che dell’iperattività/impulsività.
- Sintomi principali (in modo più dettagliato)
Dividi in categorie:
Inattenzione
- Difficoltà a concentrarsi anche su attività piacevoli
- Errori di distrazione
- Perdita frequente di oggetti
- Difficoltà a seguire istruzioni o a portare a termine attività
- Tendenza a procrastinare
Iperattività e impulsività
- Agitazione (mani o piedi in movimento costante)
- Sensazione di “motore interno sempre acceso”
- Interrompere gli altri mentre parlano
- Difficoltà a fare attività rilassanti
- Parlare troppo o troppo in fretta
Aspetti emotivi
- Frustrazione facile
- Impazienza
- Oscillazioni dell’umore
- Autostima altalenante
- Negli adulti, l’ADHD può presentarsi in modi diversi rispetto all’infanzia. Tra i segnali più comuni ci sono:
- Difficoltà a mantenere la concentrazione, specialmente su compiti ripetitivi
- Tendenza a procrastinare o saltare da un’attività all’altra
- Sensazione di “mente caotica”, con mille pensieri insieme
- Impulsività nel parlare o nel prendere decisioni
- Difficoltà nell’organizzare il tempo o gestire le priorità
- Molti adulti con ADHD non sanno di averlo. Hanno imparato a “convivere” con queste difficoltà, magari attribuendole a stress, disorganizzazione o scarsa motivazione. In realtà, una diagnosi corretta può rappresentare un punto di svolta.
- Affaticamento mentale e senso di frustrazione
- ADHD nelle donne e nelle ragazze
- Spesso sottodiagnosticato
- Più sintomi di inattenzione che di iperattività
- Maggiori difficoltà emotive e sovraccarico mentale
- Diagnosi: come si arriva a capire se è ADHD
- L’importanza della valutazione clinica con specialisti (neuropsichiatra, psicologo, psichiatra)
- Test psicodiagnostici
- Nessun test del sangue o esame oggettivo
- Trattamento e gestione
- Farmaci (come il metilfenidato o l’atomoxetina) – se seguiti da medico
- Psicoterapia (in particolare TCC)
- Coaching e strategie organizzative
- Alimentazione, sonno, attività fisica
- Sfatare i miti comuni
- “È solo una moda”
- “È colpa dei genitori”
- “I farmaci zombificano”
- “Non è una vera diagnosi”
- Vivere con l’ADHD: difficoltà e risorse
- Racconti di esperienze vere (puoi inserire qualcosa di personale o di un/una testimone)
- L’importanza di creare un ambiente favorevole: scuola, lavoro, relazioni
Il lato positivo: creatività, pensiero fuori dagli schemi, energia
Perché parlarne in azienda?
Favorire la consapevolezza sull’ADHD in ambito aziendale è un passo importante verso un ambiente di lavoro più inclusivo e attento alle differenze individuali.
Parlarne significa:
- Ridurre lo stigma e i pregiudizi
- Aiutare chi ne è affetto a riconoscersi e chiedere supporto
- Offrire strumenti e strategie per lavorare meglio, nonostante le difficoltà
- Valorizzare la diversità come risorsa
Anche piccoli accorgimenti, come una maggiore flessibilità organizzativa, strumenti digitali per la gestione dei compiti, pause strutturate o ambienti di lavoro meno dispersivi, possono fare una grande differenza.
In conclusione
L’ADHD in età adulta è una realtà più comune di quanto si pensi. Conoscerlo è il primo passo per comprendere, accogliere e valorizzare le differenze cognitive all’interno dell’azienda.
In un contesto di lavoro moderno, inclusivo e consapevole, c’è spazio per tutti: anche per chi ha un modo diverso di pensare, di agire, di essere.
 
				